venerdì 1 aprile 2011

I nostri candidati: Daniela Birsa

Daniela Birsa, animatrice sociale, coordinatrice provinciale di Sinistra ecologia libertà.
Ho 48 anni e due meravigliosi figli, oramai uomini.
Ho cominciato a fare politica a 14 anni, nel movimento studentesco del 77 e nelle associazioni della comunità slovena.
Ho lavorato ai circoli culturali sloveni, fondato una ludoteca, fatto animazione, lavorato alla Cooperativa sociale La Quercia come educatrice, fondato e gestito il P.A.G. - primo centro di aggregazione giovanile a Trieste, fatto formazione e orientamento, scritto e gestito progetti europei e progetti di cooperazione internazionale in collaborazione con RAWA e altre associazioni di donne afghane.
Ho preso la prima tessera di partito a 42 anni, ma ho inteso il mio lavoro - nella cultura, nel sociale, con i giovani, nella progettazione e formazione, nella cooperazione internazionale, - come un lavoro a forte valenza politica;
perché contribuire a produrre cambiamento nel singolo, in un rione, in una comunità è fare politica.
Sento di appartenere con tutta me stessa a questo lembo di terra stretto tra Carso e mare, ad una cultura bastarda fatta di parole multilingui, di tradizioni che appartengono a tutti e a nessuno. Non voglio distinguermi cercando la purezza, preferisco confondermi e farmi contaminare, certa di non perdere le radici che  i miei genitori e i miei nonni mi hanno dato. Vivo di relazioni, di incontri e scontri, alla ricerca di un  pensiero e un agire collettivo che dia forza ai valori della pace, della solidarietà, del rispetto dei diritti umani e civili, della diversità di genere.
Mi candido perché so di poter rappresentare una Trieste migliore, una città senza barriere fisiche, mentali, geografiche e politiche, una maggioranza che ora non ha voce,  solo perché chi ci vuole divisi grida più forte.
Credo in una politica che sappia tradurre in amministrazione i bisogni delle persone e della comunità, che sappia rendere partecipi le cittadine e i cittadini, che sappia produrre cambiamento, una politica per la quale la parola potere è un verbo e non un sostantivo.

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