giovedì 28 aprile 2011

Nichi Vendola a Trieste

La sera del 6 maggio, il giorno dello sciopero generale indetto dalla CGIL. A una settimana dal voto, per sostenere il progetto e le liste di Sinistra ecologia libertà alle prossime elezioni amministrative. 
Con Roberto Cosolini e Maria Teresa Bassa Poropat, candidati a Sindaco e Presidente della Provincia. 
Una giornata simbolo per riportare al centro del discorso pubblico il tema del lavoro, grande assente nella campagna elettorale di una città e di un paese in cui tanti e tante non hanno lavoro e in cui molti di coloro che lavorano scivolano inesorabilmente verso una condizione di precarietà, insicurezza, perdita di diritti. 
Una giornata per riflettere sull'economia e sull'ambiente, perchè è anche attraverso una riconversione ecologica dell'economia della città che si può creare nuovo lavoro e allo stesso tempo vivere meglio affrontando per la nostra parte una delle grandi questioni del pianeta. 
Pensare globalmente e agire localmente guardando a quello che si fa nelle altre città europee, con coraggio e volontà di innovazione: il programma per Trieste di Sinistra ecologia libertà.
Una giornata per provare a immaginare insieme un paese e una città migliore: Trieste città in transizione, Trieste città condivisa.
PERCHE' A TRIESTE E' IL TEMPO DI CAMBIARE




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Il Piccolo - Più assistenza e più cultura per accogliere gli stranieri

Nel nome di «Trieste città aperta» i candidati vendoliani al Consiglio comunale di Sinistra, ecologia e libertà chiedono una nuova politica cittadina per gli immigrati e per le comunità straniere che vivono a Trieste: l'istituzione di un ufficio specifico che garantisca mediazione culturale, assistenza ai rifugiati, iniziative culturali volte all'integrazione; il potenziamento degli asili nido, senza selezionare l'accesso; la promozione di spettacoli, film e mostre provenienti dell'estero con la valorizzazione di artisti presenti in città; la promozione del dialogo interreligioso con la creazione di una sala comunale accessibile ad associazioni religiose e laiche. Richiamandosi alla Costituzione e al tessuto della città «a forte impronta internazionale», hanno lanciato questi temi ieri mattina in una conferenza stampa Deborah Berton, Stefano Bertuzzi, Daniela Gerin, Sabrina Morena, Gianfranco Schiavone e Dora Zappia che hanno fatto appello anche ai cittadini: «Dobbiamo evitare ogni forma di chiusura verso l'esterno, e non escludere l'ultimo arrivato solo perché non lo conosciamo o per paura che ci sottragga risorse».


Tratto da: http://ricerca.gelocal.it/ilpiccolo/archivio/ilpiccolo/2011/04/27/NZ_25_05.html?ref=search

mercoledì 27 aprile 2011

Il nostro programma in versione breve

Cliccando QUI oppure nel link sotto il titolo trovate il nostro programma in versione breve che è stato leggermente modificato nella forma. Per essere sempre aggiornati e per veicolarvi le nostre tante idee per la città in maniera sempre efficiente. Fateci avere i vostri commenti e i vostri suggerimenti. Buona lettura!

martedì 26 aprile 2011

Trieste Città Aperta; le nostre idee

Proposte a cura dei candidati di Sinistra Ecologia Libertà: Deborah Berton, Stefano Bertuzzi, Daniela Gerin, Sabrina Morena, Gianfranco Schiavone e Dora Zappia

Trieste per la sua posizione geografica e vocazione storica è una città a forte impronta internazionale. La fortuna di queste terre è quella di essere, appunto, un potenziale laboratorio di scambio di compresenza e contaminazione tra lingue, culture e religioni. La nostra città ha avuto esempi di governo dove le differenze erano democraticamente rispettate e dove le stesse rappresentavano ricchezza.

Per restituire questo ruolo internazionale alla città è necessario sviluppare un approccio nuovo nei confronti sia delle diverse comunità storiche che abitano Trieste, sia nei confronti delle immigrate e degli immigrati di recente insediamento.

La Costituzione ci ricorda come: “la Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali....” e si impegna “...a rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale”(...) che (...)”impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del paese.”

Noi cittadini/e dobbiamo, quindi, evitare ogni forma di chiusura verso l'esterno, e non dobbiamo escludere l'ultimo arrivato solo perché non lo conosciamo o perché temiamo che ci sottragga risorse economiche. Dal nostro Comune dobbiamo pretendere, invece, che difenda tutti gli abitanti potenziando i servizi sociali per tutti, in particolare per le fasce più deboli.

Noi candidate e candidati di Sinistra Ecologia Libertà siamo convinti che sia necessario ripensare le politiche comunali intervenendo su tre filoni fondamentali quali:
  1. la creazione di un ufficio per le politiche attive per l'inclusione sociale dei nuovi cittadini e per lo sviluppo di un dialogo multiculturale e multireligioso;
  2. la promozione di programmi di cooperazione e scambi con i Paesi confinanti dell'Unione Europea e con i Paesi dell'Europa centrale e orientale, anche attraverso la valorizzazione delle comunità presenti in città;
  3. il potenziamento degli interventi sociali evitando ogni forma di discriminazione.

LE COSE DA FARE:

Creare un Ufficio per le politiche attive, che operi sempre con un'attenta analisi dei bisogni delle donne e degli uomini, che garantisca un servizio stabile di mediazione linguistico-culturale, che valorizzi i programmi di accoglienza dei rifugiati, che potenzi il servizio di informazione per gli stranieri, che promuova iniziative a carattere culturale volte all'integrazione.
L'ufficio si coordinerà in rete con gli altri servizi del Comune, della Provincia, dell'Azienda Sanitaria, promuovendo e organizzando dei corsi di aggiornamento per operatori.

Potenziare gli asili nido senza selezionarne l'accesso per promuovere sin dalla primissima età la conoscenza e lo scambio fra bambini, donne e famiglie di diverse culture e uguali diritti.

Valorizzare le culture presenti in città e quelle dei paesi confinanti, sia invitando spettacoli, film, mostre, e altri eventi provenienti dall'estero; sia valorizzando gli artisti/e presenti in città e creando dei laboratori artistici in cui le persone native e immigrate possano incontrarsi e conoscersi.

Promuovere il dialogo interreligioso anche con l'istituzione di uno spazio pubblico gestito dal Comune, quale una sala polifunzionale accessibile ad associazioni religiose e laiche che non hanno spazi d'aggregazione. 

lunedì 25 aprile 2011

BUON 25 APRILE
a tutti e tutte!!!

Trieste Città Aperta; conferenza stampa


Siete gentilmente invitati a partecipare alla conferenza stampa Trieste Città aperta che si terrà Martedì 26 aprile al Caffè San Marco alle ore 11.00.

Le candidate e i candidati di SEL Deborah Berton, Stefano Bertuzzi, Daniela Gerin, Sabrina Morena, Gianfranco Schiavone e Dora Zappia presenteranno le loro proposte sull’immigrazione, l’accoglienza e l’interculturalità.

Dal programma di SEL:
La città da riconnettere
Aspiriamo a dare a Trieste una nuova identità che tenga conto delle diversità culturali, linguistiche e religiose e che sappia metterle in relazione fra di loro, una città nella quale la minoranza slovena, con la sua realtà e le sue istanze, viva una cittadinanza piena e riconosciuta, dove tutti e tutte, anche migranti e non residenti abbiano le stesse opportunità e gli stessi diritti. Noi di SEL proponiamo una città capace di riconnettere il centro con l’altipiano e le periferie attraverso una rete di servizi sociali, culturali, ricreativi ed educativi volti a sostenere l’autonomia delle persone. Allo stesso tempo vorremmo che Trieste si ricollegasse ai vicini comuni sloveni e croati, in un’ottica di condivisione delle risorse e dei patrimoni e della messa in campo di politiche transfrontaliere.

venerdì 22 aprile 2011

Un piccolo aiuto, per volare sempre più in alto!

Agli attivisti, agli iscritti, agli amici di Sinistra Ecologia Libertà – Trieste,
un ringraziamento a coloro che hanno già espresso il loro sostegno a SEL Trieste.

Ricordiamo a tutti coloro che non l’avessero già fatto di aderire alla campagna di sottoscrizione con un versamento libero sul n. di conto corrente IT 15 Y 05018 12101 000000137351 (SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' CIRCOLO PROVINCIALE TRIESTE presso Banca Popolare Etica). Vi ricordiamo anche che in questa tornata elettorale SEL si batte con avversari organizzati e rodati; noi possiamo contare su grandi risorse umane, un programma efficace, la volontà di cambiare...ma abbiamo bisogno di un sostegno economico perché tutto questo sia visibile. 

Contiamo su di voi!

giovedì 21 aprile 2011

Il nuovo poster, la nostra campagna...

Tante e tanti ci hanno chiesto il perché di uno dei nostri primi poster. Ora con questo manifesto forse tutto diventa più chiaro! Triestine e triestini, gente di ogni tipo che incontriamo tutti i giorni: siamo noi, siete voi, sono i vicini di casa, i colleghi di lavoro, gli insegnanti dei figli... per dire che si può vivere tutti insieme in una città davvero condivisa.



mercoledì 20 aprile 2011

Il manifesto di Valmaura

Pubblichiamo un documento curato dal nostro candidato Mario Reali con alcuni componenti del gruppo Forum Trieste 2011. Il documento è vicino, ma non necessariamente coincidente, ad alcune posizioni di SEL in tema di sanità. Tuttavia può essere un buon punto di partenza per iniziare una discussione, anche con il Forum Trieste 2011, su alcuni argomenti che ci stanno molto a cuore e sui quali vorremmo dire la nostra per portare avanti con forza le idee che sono sul nostro programma. Voi cosa ne pensate?


Il manifesto di Valmaura è la nostra Costituzione e carta dei Diritti di Salute.
Obiettivi prioritari  contenuti nel Manifesto di Valmaura
a)
Ogni donna in gravidanza, attraverso il percorso nascita distrettuale, ha la sua ostetrica che l’accompagni anche nel momento del parto al Burlo.
b)
Ogni nuovo nato del Distretto ha un’equipe di operatori e tra questi un tecnico di riferimento che gli garantisca un percorso di salute tra l’ospedale e la sua casa e che aiuti i suoi genitori ad affrontare con tranquillità il percorso della crescita.
c)
Ogni persona, bambino, adolescente, uomo, donna, cosi come già succede per gli anziani, ha un servizio istituzionale di assistenza domiciliare integrata identificando la visita domiciliare come la più elevata tecnica terapeutica e non solo come modalità di erogazione per chi non può uscire da casa.

d)
Ogni cittadina e cittadino , in particolare le donne e gli uomini anziani , vengono difesi dall’istituzionalizzazione, sia ospedaliera che assistenziale attraverso interventi alternativi immediati di alta integrazione domiciliare.
e)
Per ogni progetto che richiede interventi complessi ed integrati, il tecnico curante deve garantire che le istituzioni sociali ed educative e degli alti settori della vita cittadina facciano quanto di loro competenza.
f) 
Ogni persona del Distretto riceve le visite e le prestazioni di cui ha bisogno nei tempi giusti, senza attesa, facendo in modo che le situazioni complesse non entrino più in anonime liste d’attesa e abbiano progetti di diagnosi e cura personalizzati.
g)
Ogni persona sia tutelata nel proprio diritto alla salute tramite interventi di prevenzione ed educazione sanitaria efficaci che attraverso linguaggi chiari siano in grado di dirimere dubbi e legittime preoccupazioni.

h)
Ogni persona con problemi di disabilità trova dall’inoltro della domanda al riconoscimento dei bisogni un percorso intelligente semplice, veloce, a garanzia di quanto per diritto deve ricevere. Non vogliamo che sia un lungo iter burocratico ma che costituisca un progetto di salute personalizzato con un operatore curante di riferimento. Il riconoscimento dell’invalidità e le correlate misure economiche sono un diritto  della persona disabile o invalida e non “carità concessa”.La commissione medico-legale deve essere composta anche dai tecnici che curano e conoscono la persona malata, anche con la partecipazione di rappresentanti di associazioni che tutelino i diritti dei loro assistiti. E questo deve essere gratuito per l’utenza.
i)  
Ad ogni persona con bisogno di salute deve essere garantita la risposta dei propri operatori sanitari (medici, infermieri ecc) in ogni ora del giorno e della notte 24 ore su 24 7 giorni su 7.
j) 
Garantire a tutti i cardiopatici, broncopneumopatici, diabetici, malati di tumore, persone con problemi psichiatrici e tossicodipendenza e chiunque affetto da malattie di lungo periodo un percorso diagnostico, terapeutico, assistenziale personalizzato con un proprio infermiere, un proprio medico di famiglia ma anche con il proprio specialista.
Le esperienze di questi anni hanno dimostrato che è possibile evitare in una grandissima percentuale di casi il ricorso agli ospedali, assolutamente rischioso in particolare per i grandi anziani. I ricoveri ospedalieri possono e devono essere ridotti in modo ancora più significativo, sviluppando ulteriormente i servizi territoriali e in particolare dotandoli di una possibilità di diagnostica completa in tempo reale, senza dover ricorrere alle strutture ospedaliere. Tutte le cure di lunga durata possono e devono essere erogate a domicilio e molte delle situazioni acute possono essere gestite da strutture territoriali, se si realizza a quel livello la risposta tempestiva in termini di attrezzature per diagnosi complete.Il sindaco come massima autorità sanitaria locale ha poteri diretti sulle questioni principali della sanità locale. Ne ha poi come partecipe della Conferenza regionale dei Sindaci e ne ha influenza politica. Deve esercitare questi poteri e queste responsabilità soprattutto a fronte del depauperamento quali-quantitativo attualmente portato avanti dalla Giunta Regionale.Il sindaco deve favorire tutti i processi che vanno nella direzione dell’integrazione sociosanitaria. Le competenze “sociali” del comune e quelle delle aziende sanitarie devono integrarsi a livello di governo, di operatori, di processi. Anche sotto il profilo logistico è necessario progettare unificazione di luoghi unici di erogazione dei servizi distrettuali e dei servizi sociali. Si deve richiedere un sempre più organico sviluppo dei Distretti in cui vengano inserite a pieno titolo le attività dei Medici di Famiglia. I distretti devono diventare distretti socio-sanitari a tutti gli effetti.Raccomandazioni del Forum:è necessario privilegiare gli investimenti sociosanitari sulle patologie di lunga durata;è necessario investire sulla diagnostica per accelerare i tempi di permanenza in ospedale e/o evitarli;è necessario portare nel territorio quelle branche specialistiche e quelle risorse professionali che si rivolgono a patologie che non richiedono prevalentemente il ricovero ospedaliero. Si tratta di rafforzare le risposte distrettuali (che devono incorporare anche il lavoro dei medici di medicina generale);Trieste deve contrastare centralizzazioni amministrative (aree vaste, accorpamenti e soppressione di aziende sanitarie, etc.) fin quando non sia assolutamente chiaro l’insieme di finalità per cui queste operazioni vengono messe in atto. Se si ritiene che unificare le aziende serva a ridurre i costi occorre presentare prima e non dopo uno studio chiaro che dimostri quali costi si riducono e quali costi crescono (in termini aziendali un ‘piano industriale’). Se altri sono gli obiettivi dell’accorpamento, vanno dichiarati e discussi. Nulla di tutto ciò è stato finora fatto se non in modo superficiale e dilettantistico.Trieste deve contrastare accorpamenti di servizi o nascita di nuovi servizi centralizzati che non hanno nessuno scopo se non di carattere clientelare o di favoritismo nei confronti di determinati territori. Non ha alcun senso una centrale unica del 118 a Palmanova. Non ha alcun senso un unico CUP regionale a Pordenone. Tanto meno ha senso il progettato centro per l’autismo a Pordenone e ancor meno il centro per disturbi alimentari sempre a Pordenone. Si tratta di sprechi inutili su servizi del tutto inappropriati. Per quanto riguarda Trieste queste operazioni comporterebbero significative riduzioni di posti di lavoro;invece di diktat centralistici devono essere incentivate autonome scelte locali di allestimento di sinergie condivise tra settori di aziende diverse;le ristrutturazioni degli ospedali devono essere indirizzate a concentrare tutta l’attività ospedaliera a Cattinara e lì occorre investire in risorse umane e strumentali, per ristrutturare edilizia e attrezzature, ridurre funzioni improprie, ottimizzare quelle proprie;l’ospedale Maggiore deve essere dedicato via via esclusivamente, con il procedere del suo recupero, ad attività sanitarie e sociosanitarie senza degenza;ulteriori riduzioni dei ricoveri ospedalieri soprattutto di anziani possono essere realizzate dal rafforzamento dell’integrazione e dalla organicità delle risposte assistenziali domiciliari in sinergia comune-sanità;si deve stimolare il privato convenzionato a passare da un’offerta di ricovero con degenza a forme di day hospital, attività ambulatoriali e domiciliari coordinate con i distretti;occorre definire e realizzare un credibile programma pluriennale, nell’ineludibile obiettivo di giungere ad una offerta uniforme di servizi distrettuali medico-infermieristici garantiti sulle 24 ore, continuativi, affiancati da servizi socio-assistenziali comunali sulle 12 ore, 7 giorni su 7;le aziende sanitarie devono privilegiare fortemente la cooperazione sociale di tipo B quando esternalizzano attività e appaltano forniture di beni e servizi;il budget di salute personalizzato con compartecipazione Comune-Azienda Sanitaria-altri soggetti è uno strumento di grande utilità per l’integrazione degli interventi sociosanitari. Tale strumento va valorizzato e esteso per superare le rigide distinzioni tra interventi sociali e sanitari;le politiche di microarea in cui sanità, comune, ATER, terzo settore, abitanti, lavorano insieme su un universo di popolazione, con un grande lavoro di prossimità vanno moltiplicate.Il Forum fa proprio il manifesto “Per una buona sanità” che sottolinea con forza la priorità assoluta da attribuire alle cure a domicilio.
Politiche sociali
1 Welfare di comunità
Per quanto riguarda i servizi sociali dei comuni, la scelta deve privilegiare l’utilizzatore finale. È necessario allora:
-ridurre l’apparato;
-deburocratizzare i processi;
-trasferire risorse più direttamente all’utente, abbattendo i costi delle strutture.
Le politiche sociali non possono identificarsi con l’ “assistenza sociale”: devono essere pianificate e realizzate attraverso il coordinamento dei vari assessorati che vengano coinvolti nel miglioramento della qualità della vita di aree della città e dei gruppi più vulnerabili dei cittadini – strumenti urbanistici, attrezzature sportive, verde pubblico, inserimenti lavorativi, sistema dei trasporti agevolati, politiche della casa, ecc.
Ogni sforzo deve essere compiuto perché servizi sociali e sanitari operino nelle stesse sedi e con procedure uniformi. E inoltre: valorizzazione del ruolo e delle funzioni dellacooperazione sociale da parte di tutti gli enti.
Quel che chiediamo è quindi un “welfare di comunità”, dove le risorse della gente singola o associata, delle reti sociali, dei rioni siano arricchite (e non depotenziate) dalle istituzioni sanitarie, di servizio sociale, culturali ecc. Dove la sicurezza sia quindi prodotta non dai vigilantes ma dalla protezione sociale dei più deboli e dallo sviluppo dei legami sociali (di famiglia, di caseggiato, di rione, di circoli sportivi, ricreativi, culturali, ecc.).
2. Invece che in casa di riposo
Chiediamo al candidato sindaco di avere il coraggio di dire che le case di riposo devono essere superate. Chiediamo che il Comune apra un ufficio specifico su questi temi e che sostenga direttamente forme alternative all’istituzionalizzazione, per esempio fornendo agevolazioni alle persone anziane interessate ad andare a convivere, o rilanciando la figura del “portiere sociale”. L’ufficio “Invece che in casa di riposo” deve lavorare in stretta collaborazione con i punti unici dei Distretti Sanitari, che raccolgono la maggior parte delle richieste di aiuto riguardante le persone anziane. Avviamento dia)50 appartamenti di “coabitazione possibile” in un anno; b) di una campagna per l’attivazione del portiere solidale di caseggiato; c) di una campagna pubblica per il volontariato di pensionati in tutti gli ambiti (culturali, tempo libero, formazione, artigianale, assistenziale, etc., preventivamente individuati).
3. Il reddito di base
Il reddito di base, introdotto tardivamente dalla precedente Giunta regionale, è stato presto abolito dall’attuale maggioranza. All’eliminazione dell’ RdB è seguita una riduzione e ulteriore frammentazione dei sostegni economici. Al nuovo sindaco chiediamo quindi di impegnarsi a fondo nella richiesta di reintroduzione del RdB; e di contribuire alla semplificazione delle procedure richieste per l’assegnazione dei contributi.
4. Gli asili nido
Occorre riprogrammare una politica concreta sugli asili nido, pubblici e privati, per dare risposta nelle sedi rionali alle domande.
NEL 2009: 400 DOMANDE INEVASE PER MANCANZA DI POSTI PUBBLICI
tipologia
numero strutture
numero posti
comunali
16
750
privati convenzionati
11
110
privati-privati

326

5. Potenziare le microaree
Le Microaree sono aree sperimentali di intervento congiunto tra Comune, Ass, Ater e altre realtà di quartiere. Hanno dato risultati importanti in alcune zone della città. Le esperienze avviate vanno rafforzate ed estese in numero e intensità. Si tratta di progetti di sviluppo della rete dei servizi (sanitari, sociali ecc.) a livello di caseggiati e di azioni congiunte per migliorare l’habitat dei residenti, puntando su una partecipazione collettiva all’azione.

6. Cooperazione sociale
“Il sociale” – se gestito diversamente – può essere agente di sviluppo, cultura e ricchezza per la collettività. Alla nuova giunta chiediamo:
a) di agevolare i percorsi d’inserimento lavorativo delle persone provenienti dall’area del disagio, riservando alle cooperative che lo fanno il 5% del budget delle esternalizzazioni comunali (come del resto avviene già in alcune città italiane);
b) di richiedere nei bandi di gara per l’aggiudicazione degli appalti soprammenzionati quali saranno modalità e obiettivi che l’impresa si prefigge riguardo agli inserimenti lavorativi dichiarati;
c) di controllare la veridicità di quanto dichiarato dalla ditta vincitrice attraverso un’apposita commissione, composta oltre che dai funzionari pubblici anche dalle realtà sociali che operano su questi temi (associazioni dei familiari, associazioni di utenti, associazioni di categoria, ecc.).
Molti interventi innovativi di microimprenditorialità potrebbero essere sostenuti dal Comune attraverso cooperative sociali. Inoltre, le cooperative sociali potrebbero gestire le nuove iniziative proposte in questo programma in particolare quelle riguardanti i giovani, il verde pubblico, la raccolta differenziata, il fitorimedio, etc.
7. Rientro minori d'età dalle comunità fuori provincia
La presa in carico dei minori di età in situazione di rischio o difficoltà deve essere fatta nel territorio di origine. Le comunità vanno sottoposte a una valutazione molto più rigorosa (sistema di accreditamento e controllo da parte della Regione) e devono essere incoraggiate e diffuse misure precoci a sostegno della genitorialità.
Sono forme alternative all’istituzionalizzazione: a) interventi domiciliari e nel contesto di vita, per salvaguardare la permanenza in famiglia; b) il ricorso temporaneo all’affido nella famiglia allargata o in altra famiglia; c) il sostegno concreto e articolato a una rete di famiglie di affido. Solo in forma eccezionale e sempre limitata nel tempo si dovrebbe ricorrere al ricovero in comunità.
E’ urgente realizzare 25 programmi di vita per i 25 minori che oggi si trovano fuori provincia, per lavorare per il loro rientro (salvo situazioni con comprovate esigenze di sicurezza). E’ urgente realizzare 91 programmi di vita per i 91 minori che si trovano in comunità nella provincia di Trieste.

8. Il garante dei diritti dei detenuti
La legge autorizza gli enti locali a nominare un “garante per i diritti dei detenuti”, legittimato a effettuare visite a sorpresa nelle prigioni, segnalare situazioni di particolare disagio e così via. Malgrado la situazione catastrofica delle nostre carceri (al Coroneo sono recluse 266 persone, a fronte di una capienza massima di 155 detenuti), in tutto il Friuli Venezia Giulia non è attivo nemmeno un ombudsman. Chiediamo con forza al nuovo sindaco di nominare al più presto un garante per il territorio triestino, e di spendersi affinché venga istituita una figura analoga a livello regionale.
9. Le misure alternative alla detenzione carceraria
La legge dispone una vasta gamma di pene alternative alla detenzione in carcere (dagli arresti domiciliari all’affidamento ai servizi sociali o a comunità terapeutiche). Il ricorso a queste misure, che generalmente garantiscono migliori possibilità di reinserimento sociale per le persone condannate, ci appare tanto più necessario in conseguenza dello stato disastroso delle nostre galere. Chiediamo quindi al sindaco di elaborare un piano finalizzato a rimuovere i colli di bottiglia che ostacolano il ricorso a misure alternative.
10. Progetto "iniquitalia"
Agenzie incaricate dallo Stato o dal Comune come esattorie relative a molte fattispecie sono ormai strumenti vessatori sulla cittadinanza. Chi deve pagare una multa o altro è giusto che paghi. Ma che ritardi, disguidi, equivoci ecc. configurino spesso interessi di “mora” del tutto iniqui, con ipoteche su beni essenziali (casa, auto, ecc.) sta determinando scenari di totale iniquità.
Il Comune di Trieste dovrebbe rivedere le procedure proprie in proposito e identificare una forma di tutela giuridica per il cittadino di fronte agli eccessi dell’agenzia esattoriale.

11. Per non dimenticare chi dimentica

Oggi a Trieste, circa duemila persone vivono a casa il dramma di vedere ogni giorno i propri ricordi svanire e altrettante stanno nelle case di riposo. Una realtà immensa, oggi trascurata, brutalmente nota come “vivere con un vecchio che ha l’Alzheimer”. La medicina può fare molto poco e l’assistenza sociale per lo più si arrende, debole per le scarse risorse. In generale le istituzioni temono l’onda d’urto di una domanda che non avrebbe risposte e sono in posizione di difesa. Nell’arco di 10-15 anni il numero di queste persone raddoppierà. Chiediamo al candidato Sindaco, di impegnarsi per:
1. potenziare tutti i servizi istituzionali, quelli legati ai servizi sociali, cercando nuove risorse per nuovi servizi (ad es. i centri diurni) e per sostegno o compensazione economica alle famiglie; attivare anche servizi pubblici di altro tipo come i trasporti facilitati, occasioni di incontro e intrattenimento, agevolazioni per la casa.
2. contribuire all’attivazione dei CLUB (CIRCOLI) DELLA MEMORIA uno in ogni rione. Saranno strutture/servizi non-istituzionali, espressione della solidarietà e sussidiarietà, delle capacità e delle risorse liberate nei rioni e quartieri, incentivate e sostenute dal Comune. Gruppi di volontari, associazione, parrocchie, gruppi di cittadinanza attiva e ogni forma di libera aggregazione saranno coinvolti per offrire accoglienza, protezione, sostegno a queste persone in cui la memoria vacilla; in spazi e locali accoglienti, piccoli, di impronta domestica; potrebbero essere appartamenti, case, locali a piano strada oggi non fruiti, resi disponibili dalle risorse locali o, ove possibile, anche dal Comune. Gli stessi familiari (come già accade ad esempio a Pordenone) possono diventare protagonisti non solo per i propri cari, ma anche per altri, ed esserne ricambiati. Le istituzioni affiancheranno questi percorsi con i propri operatori, in modo flessibile, personalizzato, senza ingabbiare i problemi in vincoli burocratici, con servizi più forti, perché nessuno possa pensare che l’istituzione deleghi ad altri la soluzione dei problemi


lunedì 18 aprile 2011

Il Piccolo – SEL: «AcegasAps, più attenzione ai cittadini»

Cancellare il management di AcegasAps perché «responsabile di una gestione fallimentare». Entrare in Consiglio comunale per «orientare le scelte dell’azienda, in virtù del fatto che il Comune è azionista di maggioranza municipalizzata», e per tornare a una politica che sia «a favore della collettività e non tenga più conto solo dell’interesse degli azionisti». Sono gli obiettivi dichiarati ieri da Sinistra ecologia e libertà. A farsene interpreti tre candidati, Giulio Lauri, Marino Sossi e Waldy Catalano. «C’è forte preoccupazione per il futuro dei dipendenti – ha detto Lauri, coordinatore provinciale del movimento – perché i dati di bilancio sono inquietanti. Dopo 10 anni dall’ingresso in Borsa del titolo, la quotazione è crollata da 10,5 euro agli attuali 3,83. Il passivo accumulato al 31 dicembre era di 439 milioni di euro e il 90% di tale somma è nei confronti di banche. Molti di questi debiti saranno esigibili nel 2012 – ha proseguito Lauri – e non vorremmo che per far fronte a questa situazione si ricorresse a un aumento delle tariffe, facendo così pagare alla collettività quegli errori che hanno soprattutto un nome: quello di Marina Monassi. Trieste è l’ultima città italiana per raccolta differenziata, all’inceneritore si brucia tutto per tenere alto il volume d’affari nell’interesse degli azionisti, invece l’Europa chiede, assieme ai cittadini che vogliono stare bene in un ambiente sano, di praticare realmente la raccolta differenziata». «L’operazione AcegasAps è stata puramente finanziaria – ha affermato Marino Sossi -. I responsabili dei gravi danni al bilancio aziendale sono i componenti del management e i rappresentanti istituzionali che hanno badato solo agli utili d’impresa. La politica – ha sostenuto lo storico sindacalista Cgil – deve fare un salto di qualità ed entrare nel merito, soprattutto quando si tratta di servizi essenziali come l’acqua, l’energia, i cimiteri. Il prossimo sindaco non potrà disinteressarsi dell’argomento, lasciando ogni decisione al consiglio di amministrazione». Waldy Catalano ha infine precisato che «il messaggio ai dipendenti AcegasAps è che in quell’azienda va cambiato tutto. Le scelte devono essere dettate dalla necessità di servire la cittadinanza, non da quelle di mercato, come accade da troppo tempo. Queste – ha concluso Catalano – sono le cose da fare: un Comune che orienta le scelte, cambiare il management, coinvolgere i dipendenti, rispondendo alle richieste dei cittadini». Ugo Salvini


Il Piccolo: SEL in ordine alfabetico per Nesladek

MUGGIA Con Nichi Vendola a sostegno di Nerio Nesladek. Saranno in tredici gli esponenti muggesani che correranno per un posto in consiglio comunale assieme a Sinistra ecologia libertà Domani alle 11 verrà inaugurata ufficialmente la sede elettorale sita in via Dante Alighieri, appuntamento al quale sono annunciate la presenza del sindaco Nesladek e della presidente della Provincia Maria Teresa Bassa Poropat. Nel mentre sono stati definiti i nomi dei candidati di Sel che si presenteranno con una lista in rigoroso ordine alfabetico. Capolista sarà la trentaduenne impiegataElena Apollonio, seguita dal presidente del Consiglio comunale muggesano uscente nonché dipendente ospedaliero Diego Apostoli. Come previsto presente anche il coordinatore regionale del partito Fulvio Vallon. La quota rosa sarà data anche dalla segretaria locale dell’Anpi Flavia Demarchi, dalla commerciante Laura Marzi e dall’impiegata Norma Vidulich. Iscritti in lista anche l’assistente sociale e coordinatore triestino dell’Uot Marcello Bergamini, l’operatore nell’assistenza sociale Diego D’Este, l’insegnante in pensione Geremia Liguori, l’operatore in una cooperativa sociale Luca Gandini, l’operaio specializzato del legno Igor Samez, l’insegnante Valdi Tiepolo e l’impiegato Paolo Pugliese.


domenica 17 aprile 2011

Il programma flash di SEL


Trieste
Donne e uomini, terra e mare, case e cose, interessi e passioni, memoria e speranze: di questo è composto un territorio, di questo è fatta anche Trieste. Con quali idee, con quali strumenti, con quale visione del futuro possiamo governarla con la partecipazione di tutti i cittadini le cittadine? Ecco una sintesi del programma che i candidati e le candidate di Sinistra Ecologia Libertà si impegnano a realizzare.

Tante città diverse
C’è la Trieste del centro e quella delle periferie, la Trieste degli anziani e quella degli adolescenti, la Trieste del Carso e quella del Borgo Teresiano, la Trieste degli asili e quella delle case di riposo. C’è la Trieste degli sloveni e quella degli italiani, quella delle comunità storiche e quella dei nuovi migranti. C’è la Trieste di chi studia e la Trieste di chi lavora, la Trieste di chi è in pensione e quella di chi è precario, c’è la Trieste di chi non ha un lavoro e magari pensa che non ce l'avrà mai. C’è la Trieste di chi sta bene e c’è quella di chi ha paura di non farcela e non riesce a immaginarsi un futuro. 

Una città in transizione
Il mondo sta cambiando e anche Trieste deve cambiare. L’ambiente sta dicendo basta. Petrolio, carbone e gas prima o poi finiranno. L'energia nucleare sta mostrando la devastazione di cui è capace. Anche Trieste deve cominciare a transitare dallo spreco e dalle fonti fossili di energia al risparmio energetico e all’energia pulita e rinnovabile. Ripensare, da subito, a cosa fare nel nostro futuro prossimo, è il nostro programma.

Una città condivisa
Viviamo tutti assieme, ma divisi da barriere invisibili che tanto invisibili non sono: si chiamano nazionalismi, paura dell’altro, egoismo, avidità… no se pol! Sono ostacoli che non ci permettono di incontrarci, conoscerci e magari intenderci. Ricostruire gli strumenti culturali, economici e sociali che formano una collettività rispettosa dei diritti di tutti e di tutte è il nostro programma.

Una città con una nuova economia: verde
Crediamo in una nuova economia, verde, che vuol dire ripensare al cosa e al come produrre, al quanto e quando consumare, ai modi del costruire. Tutto ciò significa riflettere, confrontarci, studiare, attrarre investimenti per riqualificare l’economia della città e creare nuovo lavoro. Questo è il nostro programma.

Una città solidale
C’è una città fatta di pensionati più o meno anziani e di persone senza lavoro e reddito che precipita verso la solitudine e la povertà. C’è una città di bambini che chiede più asili nido. C’è una città di eccellenze sanitarie come il Burlo e la psichiatria che chiede di non essere ridimensionata. C’è la solidarietà di una città verso i suoi abitanti che va ricostruita. Come farlo sta nel nostro programma.

Una città-porto 
Abbiamo il Carso e abbiamo il mare, su cui viaggiano le merci e possono viaggiare le persone. Perché non passano di qua? L'Adriatico è il mare che entra fino al cuore della nuova Europa, quella centro-orientale. Trieste potrebbe tornare a essere il suo porto naturale.  Costruire questa prospettiva è nel nostro programma. 

Una città per i giovani
Trieste città anziana? Sì, se moltissimi giovani continueranno ad andarsene. Riconvertire spazi, promuovere attività ludiche per i bambini e spazi di aggregazione autogestiti per giovani e adolescenti, dare spazio e voce alle loro culture, creare lavoro, dinamicità, innovazione: questo è il nostro programma.

Una città della ricerca 
Viviamo nella società e nell’economia della conoscenza. Il nostro territorio dispone di istituzioni scientifiche, umanistiche e di formazione di eccellenza che tutto il mondo ci invidia: parliamoci, ripensiamo insieme alle scelte da compiere per la città del futuro! Troviamo il modo di far vivere dignitosamente le persone che a Trieste studiano e fanno ricerca. Anche questo è nel nostro programma. 

Una città al servizio dei cittadini
Forse abbiamo perso il senso delle parola “servizio”. Perché dobbiamo prendere ferie per  fare una commissione in un ufficio pubblico? Perché troviamo aperto solo la mattina? Perché l’uso di internet per dialogare con la pubblica amministrazione è ancora limitato? Ripensare ai servizi come motore dell'economia e come un aiuto a lavorare e a vivere meglio è il nostro programma.

Una città di commerci
Già l'Austria aveva organizzato  la nostra città in funzione dei commerci. Mutate le economie locali e mondiali, caduti i confini, si ripresentano le condizioni per modificare la filiera tra produttore e consumatore. Se ha senso comprare un computer prodotto a Shangai, ha forse senso comprare una testa d'aglio prodotta lungo le sponde del Fiume Giallo? Ricostruire l’intera rete di rapporti con il territorio, recuperare il naturale collegamento con il Friuli e l’Istria, fornitori storici della città, fa parte del nostro programma. 

Una città dei beni comuni: acqua, rifiuti, servizi pubblici
Se le “scovazze” non funzionano, non funziona niente. Ma le immondizie di oggi non sono quelle di 50 anni fa, se le bruciamo, inquinano. L'acqua che sprechiamo oggi è molta di più di quella di 50 anni fa. Differenziare, riciclare e fare in modo che l'acqua resti un bene comune sono tutte scelte che sono nel nostro programma.

Una città che risparmia e che produce energia pulita 
Creare consapevolezza nella cittadinanza sull'uso delle fonti energetiche, quelle da abbandonare e quelle da sviluppare, diffusamente, tutti. Combattere gli sprechi. Abbandonare l’inutile rischio del rigassificatore, chiedendoci sempre: quanto costa, quanto vale, quanto inquina? Questo è nel nostro programma.

Una città trasparente
L’accesso all’informazione istituzionale è un diritto. Al tempo dei telefonini, i-pad, computer e libero accesso a internet e televideo sappiamo poco di quello che fa la pubblica amministrazione e niente di coloro che ci governano. Accedere, vedere e giudicare, questo è il nostro programma.

Una città da riqualificare
Attorno alla città asburgica sorgono quartieri popolari pensati come dormitori e costruiti peggio. In centro i vecchi portoni in legno e ferro Liberty sono stati sostituiti da plastica e alluminio. La bellezza viene trascurata, l’efficienza termica e il risparmio energetico non sono mai stati considerati. Riqualificare tutta la città, cominciando dalle periferie, è il nostro programma.

Una città in movimento, nel verde 
Tutti si muovono sempre, ma come? Davanti e intorno a noi l’asfalto e il cemento, dietro il fumo dello scarico. Più trasporto pubblico e mezzi non inquinanti non sarebbero forse meglio? E i parchi e il verde pubblico non sarebbero forse necessari? Ripensare dove, come e con quali mezzi spostarci sta nel nostro programma.

Una nuova città industriale, oltre la Ferriera
Stiamo uscendo dal mondo industriale perché India, Cina e Brasile ci stanno entrando. La nostra ghisa e il nostro acciaio costano troppo. La Ferriera è poco sicura per chi ci lavora e rende l’aria irrespirabile per chi ci abita attorno. Bonificarla e riconvertire l’area attraendo investimenti nel campo delle energie rinnovabili e della logistica creando così nuovi posti di lavoro è nel nostro programma. 

Una città dei cittadini
Mancano posti e situazioni in cui i cittadini e le cittadine possano informarsi, discutere e partecipare alla vita pubblica. Il coinvolgimento di una comunità non si fa parlando dai salotti televisivi: questo è il nostro programma.


A TRIESTE È TEMPO DI CAMBIARE.

IL 15 E IL 16 MAGGIO VAI A VOTARE E
VOTA SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
con R. COSOLINI E M.T. BASSA POROPAT